Un catalogo di beni, un patrimonio di dati

L’ICCD ha avviato un programma per l’apertura e la condivisione dei dati di catalogazione dei beni culturali, attraverso la predisposizione di una serie di strumenti finalizzati a soddisfare le esigenze di utenti diversificati per caratteristiche e aspettative, in un contesto sempre più contrassegnato dall’approccio open data.

Il Catalogo generale dei beni culturali è un sito pubblico che permette di ricercare informazioni sui beni culturali catalogati attingendo le informazioni in modo dinamico dal SIGECweb.

I dati aperti del Catalogo generale dei beni culturali sono disponibili attraverso OPENiccd, la piattaforma open source DKan, che espone dataset riferiti a diverse tipologie di contenuti: dati di catalogo, statistiche della catalogazione, soggetti produttori, vocabolari, schemi di tracciati schedografici standard.

La pubblicazione di questo articolato sistema di dati connesso al Catalogo generale dei Beni Culturali, costituisce un’importante occasione per favorire la diffusione delle informazioni sul patrimonio culturale nazionale presso un pubblico più vasto, nonché per l’attivazione di un “dialogo strutturato” con i principali utenti (attuali e potenziali) del sistema.

In questa ottica, l’Istituto intende avviare nei prossimi sei mesi una serie di iniziative con lo scopo di avvicinare l’offerta con la domanda, l’azione istituzionale con le esigenze del territorio, i servizi erogati con le aspettative degli utenti.

Questa pagina nasce allo scopo di monitorare e aggiornare sulle evoluzioni del programma che propone le seguenti iniziative:

  1. LA COMMUNITY. Nell’ottica di sperimentare e implementare nuove forme di dialogo tra le istituzioni e i potenziali target di utenza, l’istituto predisporrà un questionario on line volto ad indagare l’uso e il ruolo del Catalogo generale dei beni culturali, e degli altri sistemi informativi ad esso collegati, come strumento di conoscenza del patrimonio culturale, di ricerca e di educazione, di informazione e di socializzazione. L’approccio sarà quello di “community first”, volto a raccogliere le storie e i feedback dei propri utenti. L’attività sarà finalizzata a testare l’usabilità da parte dei diversi target di utenza per migliorarne la fruibilità; il grado di soddisfazione dei bisogni (conoscenza, ricerca, informazione, approfondimento); opportunità di sviluppo con possibili partner al fine di avvicinare potenziali portatori di innovazioni, per favorire l’incontro e la collaborazione con i diversi stakeholder.
  2. IL VALORE DEL CATALOGO. Nell’ambito di questo processo di diffusione e dialogo è prevista la realizzazione di un Focus Group al quale saranno invitati a partecipare tutti gli attuali e potenziali “utilizzatori” del patrimonio catalografico: dalle istituzioni preposte alla tutela e valorizzazione del patrimonio (Stato, Regioni, enti locali), ai soggetti operanti nel campo della ricerca scientifica e della conoscenza (Università e Istituti di ricerca), fino a includere tutte quelle organizzazioni (prevalentemente private) che potrebbero impiegare la catalogazione come fonte di conoscenza per la creazione di contenuti nei processi produttivi di alcune tipologie di beni e servizi “di mercato” (ad es., professionisti ed imprese culturali legati alla valorizzazione culturale, imprese della filiera turistica, professionisti e imprese creative). Obiettivo dell’iniziativa è infatti quello di giungere ad una più chiara definizione delle dimensioni che compongono il valore economico totale della catalogazione, connesso all’insieme dei suoi possibili “utilizzi” attuali e potenziali.
  3. PROGETTAZIONE AL RIUSO. La condivisione senza un “riuso” rischia di ridurre le attività di pubblicazione a un mero assolvimento burocratico. I dati via via esposti dall’Istituto meritano un approccio che ne amplifichi il valore e che accresca quello delle professioni che li mantengono e li producono. Per fare questo è necessario innestare dei metodi e dei processi diversi dai normali procedimenti, sperimentandoli da subito con coloro che vorranno presentare dei progetti di “riuso”. Questo confronto sperimentale si realizzerà attraverso una piattaforma opensource di project management per monitorare e documentare le attività sia con i gruppi interni che esterni all’ICCD. L’esperimento parte dalla convinzione che non si possono introdurre attività nuove senza intervenire negli approcci e nei sistemi di gestione: è una sfida che si intraprende insieme per poterla correggere strada facendo.
  4. MONITORAGGIO E VALUTAZIONE. Come la progettazione al “riuso”, il monitoraggio e la valutazione verranno inseriti come elementi di verifica e costante risoluzione degli impedimenti e attenzione alle necessità riscontrate sia internamente che esternamente all’ICCD. La sfida è esporre da subito i costi e le persone coinvolte per verificare quanto e come incide il processo di condivisione sulle risorse e sulla gestione dei tempi di lavorazione. L'obiettivo è valutare l'impatto del “riuso” in termini economici, sociali e di motivazione interna. L’auspicio è servirsi del riuso per stabilire un rapporto tra ICCD e chiunque abbia interesse alle basi conoscitive che l’Istituto espone: solo così si potrà costruire una comunità di persone che abbia a cuore la conservazione del nostro patrimonio culturale.